We never know how high we are
Till we are asked to rise
And then if we are true to plan
Our statures touch the skies.
The Heroism we recite
Would be a normal thing
Did not ourselves the Cubits warp
For fear to be a King.
Non conosciamo mai la nostra altezza
Finché non siamo chiamati ad alzarci.
E se siamo fedeli al nostro compito
Arriva al cielo la nostra statura.
L’eroismo che allora recitiamo
Sarebbe quotidiano, se noi stessi
Non c’incurvassimo di cubiti
Per la paura di essere dei re.
§
F6 – J30 (1858)
Alla deriva! Un piccolo battello alla deriva!
E la notte sta scendendo!
Nessuno guiderà un piccolo battello
Alla città più vicina?
Così marinai dicono – che ieri –
Proprio mentre il crepuscolo imbruniva
Un piccolo battello abbandonò la lotta
E gorgogliò giù e giù.
Così angeli dicono – che ieri –
Proprio mentre l’alba rosseggiava
Un piccolo battello – stremato dalle raffiche –
Rialzò l’alberatura – rispiegò le vele –
E si lanciò – esultante lassù!
§
F7 – J31 (1858)
Estate per te, fa’ ch’io sia
Quando i giorni d’Estate si saranno involati!
La tua musica anche, quando il Caprimulgo
E l’Oriolo – saranno andati!
Per sbocciare per te, sfuggirò alla tomba
E sopra vi spargerò la mia fioritura!
Ti prego coglimi –
Anemone –
Il tuo fiore – per sempre!
§
F8 – J32 (1858)
Quando le Rose smettono di fiorire, Signore,
E le Violette sono finite –
Quando i Bombi in solenne sciame
Sono passati al di là del Sole –
La mano che indugiò per cogliere
In questo giorno d’Estate
Resterà oziosa – nel Bruno –
Allora prendi i miei fiori – ti prego!
§
F9 – J33 (1858)
Se rammentare fosse dimenticare,
Allora non ricordo,
E se dimenticare, rammentare,
Quant’è vicino ciò che ho dimenticato,
E se perdere, fosse allegro,
E dolersi, fosse gaio,
Davvero gioiose le dita
Che raccolsero questo, oggi!
§
F10 – J34 (1858)
Le ghirlande per Regine, possono essere –
Gli allori – per ranghi rari
Di spirito o di spada –
Ah – ma per ricordare me –
Ah – ma per ricordare te –
La natura galante –
La natura caritatevole –
La natura equa –
Questa Rosa consacrò!
§
F11 – J35 (1858)
Nessuno conosce questa piccola Rosa –
Potrebbe essere una pellegrina
Non l’avessi presa dalla strada
E colta per te.
Solo a un’Ape mancherà –
Solo a una Farfalla,
Che si affretta da un remoto tragitto –
Per giacere al suo seno –
Solo un Uccello si stupirà –
Solo una Brezza sospirerà –
Ah Piccola Rosa – com’è facile
Per chi è come te morire!
§
F12 – J23 (1858)
Avevo una ghinea d’oro –
La persi nella sabbia –
E nonostante la somma fosse modesta
E soldi ce ne fossero nel paese –
Tuttavia, aveva un tale valore
Ai miei occhi frugali –
Che quando non riuscii a trovarla –
Mi sedetti a sospirare.
Avevo un Pettirosso cremisi –
Che cantò per giorni interi
Ma quando i boschi si colorarono –
Lui – pure – volò via –
Il tempo mi portò altri Pettirossi –
Le loro ballate erano le stesse –
Tuttavia, a causa del mio assente Trovatore
Io tenni la “casa al morso”.
Avevo una stella in cielo –
Una “Pleiade” era il suo nome –
E mentre non ero attenta,
Se ne andò allo stesso modo –
E malgrado i cieli siano affollati –
E la notte intera un luccichio –
Non me ne importa –
Da quando nessuna di loro è mia –
La mia storia ha una morale –
Io ho un amico assente –
“Pleiade” il suo nome – e Pettirosso –
E ghinea nella sabbia –
E quando questo dolente canto
Accompagnato dalle lacrime –
Incontrerà l’occhio del traditore
In un paese lontano da qui –
Fa’ che un solenne pentimento
Possa ghermire la sua mente –
E nessuna consolazione
Sotto il sole possa trovare.
§
F13 – J24 (1858)
C’è un mattino agli uomini invisibile –
Le cui fanciulle su un più remoto prato
Celebrano il loro serafico maggio –
E per tutto il giorno, con balli e giochi,
E capriole che non potrei mai descrivere –
Impiegano il giorno festivo.
Qui a passo leggero, si muovono i piedi
Che non camminano più per le strade del paese –
Né presso il bosco si incontrano –
Qui sono gli uccelli che cercavano il sole
Quando la conocchia dell’anno passato oziosa pendeva]
E i bordi dell’estate erano confinati.
Mai vidi una così meravigliosa scena –
Mai un tale cerchio su un tale prato –
Né così sereno insieme –
Come se le stelle in una qualche notte d’estate
Alzassero i loro calici di Crisolito –
E festeggiassero fino a giorno –
Come te ballare – come te cantare –
Popolo sul mistico prato –
Io chiedo, ogni nuovo mattino di maggio.
Aspetto le tue lontane – fantastiche campane –
Che mi annuncino in altre valli –
A una diversa aurora!
§
F14 – J323 (1858)
Come se chiedessi una comune Elemosina,
E nella mia mano stupita
Uno Sconosciuto comprimesse un Regno,
Ed io, sconcertata, restassi –
Come se chiedessi all’Oriente
Se avesse un Mattino per me –
E lui sollevasse le sue Dighe purpuree,
E Mi ubriacasse d’Aurora!
§
F15 – J25 (1858)
Dormiva sotto un albero –
Ricordata solo da me.
Toccai la sua Culla muta –
Ella riconobbe i passi –
Si mise la veste di carminio
Ed eccola!
§
F16 – J7 (1858)
I piedi di chi cammina verso casa
Con più allegri sandali vanno –
Il Croco – finché non spunta
Il Vassallo della neve –
Le labbra all’Alleluia
Lunghi anni di pratica sostennero
Finché dai e dai quei Barcaioli
Camminarono cantando sulla riva.
Le perle sono gli spiccioli del Tuffatore
Estorti al mare –
Le piume – il carro del Serafino
Appiedato un tempo – come noi –
La notte è la Tenda del mattino
Latrocinio – lascito –
La morte, solo rapita attenzione
All’Immortalità.
Le mie cifre non riescono a dirmi
A che distanza sia il villaggio –
I cui contadini sono gli angeli –
I cui Campi costellano i cieli –
I miei Classici chinano il volto –
La mia fede adora quel Buio –
Che dalle sue solenni abbazie
Tale resurrezione riversa.
§
F17 – J26 (1858)
È tutto ciò che ho da offrire oggi –
Questo, e il mio cuore accanto –
Questo, e il mio cuore, e tutti i campi –
E tutti gli ampi prati –
Accertati di contare – dovessi dimenticare –
Qualcuno la somma potrà dire –
Questo, e il mio cuore, e tutte le Api
Che nel Trifoglio dimorano.
§
F18 – J27 (1858)
In mattini come questi – ci separammo –
In meriggi come questi – lei s’innalzò –
Esitante dapprima – poi più sicura
Verso il suo giusto riposo.
Mai niente ne accennò –
Non era cosa per me –
Lei – era muta dall’estasi –
Io – dall’angoscia –
Finché – sul far della sera
Qualcuno tirò le tende –
Subito! Un più intenso fruscio!
E quel fanello volò!
§
F20 – J29 (1858)
Se coloro che ho amato fossero perduti
La voce dell’Araldo mi informerebbe –
Se coloro che ho amato fossero ritrovati
Le campane di Gent suonerebbero –
Dovessero coloro che ho amato riposare
La Margherita mi spronerebbe.
Philip – sconcertato
Portò con sé il suo enigma!
§
F28 – J21 (1858)
Perdiamo – perché vinciamo –
Giocatori – che rammentano –
Rilanciando i loro dadi!
§
Emily Dickinson