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Doveva farlo (Giulia_I-II)

Doveva farlo by Aldo & Angie

Doveva farlo by Aldo & Angie

1

Doveva farlo
come si fanno le cose
che vanno fatte
andare al cesso in un bagno pubblico: il tempo necessario senza sporcarsi troppo.
Avrebbe parlato, in quell’ufficio lo avrebbe affrontato.
Non che avesse paura, sebbene le voci non fossero incoraggianti.
Le rimaneva difficile parlare di sé – ma, voleva dare l’immagine giusta, iconoclastica, soprattutto voleva far pulizia.
Lui non era “così” cattivo; affascinante, senza esibizione – sicuro di sé.
Vero, non era solito dare confidenza.
Rimpallava la biglia, lucida liscia, rossa, in un gioco di suoni illusori: “non dà confidenza…” – tintinnio – rispettoso pudore, cordiale riservatezza. “In fin dei conti è il capo…” – tintinnio –
Lui, aveva occhi, sissignori: piantati come seme in terra fertile, con noncuranza di chi abbia carica la pistola ma non intenda usarla; grigi, nell’ovale uno squarcio indecente, imperdonabili.
Le piaceva, oh! ma questo non aveva attinenza con l’andare al cesso senza sporcare, a un anno dalla mietitura – almeno così andava ripetendosi con buona pace della sua cintura, ora improvvisamente stretta -.

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Angela Fragiacomo
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Quest’opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

 

Doveva farlo (III)

Doveva farlo by Aldo & Angie

Doveva farlo by Aldo & Angie

3

Percepiva un’elettricità fastidiosa quel giorno, dal mattino a casa, a cosa imputarla? Qualcosa, un gusto sulla lingua, figure al muro, ombra e luce.
Imminente. Imminenti.
Fino alla riunione senza ordine del giorno. Improvvisa. Quasi un’evacuazione con sirena antincendio e ululo, che li aveva imbottigliati loro malgrado, in quella sala dai colori accoglienti. Alle 9.30 in punto.
A ogni sedia vuota, perfetta un’attesa, preciso un bicchiere, la brocca d’acqua con piccole gocce ancora aggrappate al vetro. Il nome sul cartoncino a trapezio.
Vetrate da terra a soffitto, senza tende, lambivano il mare. Un solo tavolo al centro, una macchia scura in una nube di tinte pastello, come pupilla nell’occhio d’un gatto, in tec. Solidità ed eleganza.
In quel luogo sospeso, si poteva facilmente credere di contare qualcosa, nell’incastro abnorme dell’esistenza. Il silenzio sublimava l’odore d’erba tagliata di fresco.
Sobrio, il vero potere. Continua a leggere

Angela Fragiacomo
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Doveva farlo (IV)

Doveva farlo by Aldo & Angie

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4

<Gobliiinn!!! Jupuh!…> a gran voce, le chiavi nella toppa, fuori.
Un miagolio strozzato dal salto, giunse dalla camera.
Goblin comparve sulla linea fantasma tra sala e vano dietro, stirando le zampe anteriori scivolando in avanti. Ricompose seduto a guardarla. Sfinge.
Perché?
Non le andava incontro.
Era lei, non un’estranea da annusare.
Era lei! Era lei…certo…
Come una danza un passo dietro, girò mezza, allungò braccio e collo, ad afferrare poi estrarre le chiavi dall’ottone sella serratura.
La scossa la sbalzò facendola urlare.
Goblin non si mosse.
Il panico infilò lunghi canini nella carne all’inguine, costringendola a emettere un guaito. Aria! Fame d’aria! Andò in cucina, su arti di legno. Tornò con un panno avvolto alla mano, in bocca una cava, ghiaia e ferro, ripeté il gesto riuscendo a riappropriarsi delle chiavi e a chiudersi dentro.
Stupida. Ebete. Forse sarebbe partita con Bsideocchigrigi, si sarebbero dati del tu. L’avrebbe chiamata Giulia. Lo avrebbe adorato.
Aveva paura di un fottutissimo mazzo di chiavi…e del suo gatto?!
“ma che diavolo…?!- tintinnio -“
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Angela Fragiacomo
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